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Pasternak, Boris Leonidovič.

Scrittore e poeta sovietico. Dopo aver compiuto i primi studi di musica e filologia a Mosca, studiò Filosofia all'università di Marburgo, dove frequentò i corsi del neokantiano H. Cohen. In quegli anni si accostò al gruppo futurista Centrifuga e pubblicò la sua prima raccolta di versi, Il gemello delle nuvole (1914), caratterizzata da un linguaggio pieno di simboli e arcaismi vicini ai modi dello sperimentalismo linguistico. Le raccolte seguenti, Oltre le barriere (1917), Mia sorella la vita (1922) e Temi e variazioni (1923), si allontanano dalle suggestioni futuriste per approdare a un verso ermetico carico di implicazioni psicologiche. Le liriche pasternakiane, lontane dai ritmi concitati del contemporaneo V.V. Majakovskij, trovano nei paesaggi e nei temi d'amore uno dei più felici motivi ispiratori. La mediocre riuscita dei poemi narrativi Il luogotenente Schmidt (1926) e L'anno 1905 (1927) testimonia la sua estraneità all'impegno ideologico e la sua posizione piuttosto apolitica e individualistica. Oltre alla lirica, P. si dedicò anche alla prosa: dopo un esordio non felice con il racconto Il tratto di Apelle (1918), artificioso ed estetizzante, proseguì con L'infanzia di Zenja Ljuvers' (1923). Sempre nello stesso anno venne pubblicato Lettere da Tula, racconto in forma epistolare sul tema del rapporto tra arte e vita; nel 1924 uscì Le vie aeree. Con Il salvacondotto (1931), P. si cimentò con una autobiografia piuttosto atipica, in cui, attraverso il racconto degli incontri con gli artisti che più avevano influito sulla sua formazione, diede spazio ad ampie riflessioni filosofiche e teoriche. Dopo una nuova raccolta di liriche, Seconda nascita (1932), lo scrittore, infastidito dal deteriorarsi della vita politica e culturale sovietica e dal pesante clima di controllo ideologico, tacque per più di dieci anni, durante i quali si dedicò soprattutto alla traduzione: tradusse Petöfi, Goethe, von Kleist, Verlaine, Shakespeare e i poeti georgiani. La produzione poetica riprese durante la guerra con le raccolte di versi Sui treni mattutini (1943) e La vastità terrestre (1945). Gli anni successivi furono dedicati, oltre che alla raccolta Quando il tempo si rasserena (1957), ultima testimonianza della sua arte poetica, alla stesura segreta del romanzo Il dottor Zivago, iniziato nel 1946 e portato a termine nel 1956. Attraverso la storia di un intellettuale borghese durante la rivoluzione del 1917, P. traccia un affresco della storia russa, in cui confluiscono le riflessioni storiche, filosofiche, estetiche che compì nell'arco della sua vita. Grazie a questo romanzo P. fu insignito, nel 1958, del premio Nobel, che fu costretto a rifiutare in seguito alle polemiche sorte in Unione Sovietica (Mosca 1890 - Peredelkino, Mosca 1960).